giovedì 8 febbraio 2007

in Paese

Piccolo prologo: prendete circa quattrocento euro ed acquistate una XBox360, correte a casa e collegatela al vostro hiper-televisore al plasmaplutonico da 95 pollici. Adesso collegate la consolle alla linea ADSL da tantimegafagioli di velocità ed inserite un gioco per il multiplayer on line. Adesso chiamate i vostri amici cicciosi e pacioccosi (diciamo che quattro bastano) ed obbligateli a fare lo stesso. Bene, adesso siete belli e pronti per giocare online e sfidare i vostri paciocchi amici. Ovviamente avete investito in tv e bendidio vario tutti i vostri averi e non avete considerato l'opportunità di acquistare una cuffia, con annesso microfono alla Ambra, per dialogare con gli altri quattro amicozzi? Nessun problema, qualcuno ha pensato a voi.Vi riporto di seguito un articolo letto di recente in giro per la rete:

Arriva Trash Talk, l'insulto automatico
Datel ha creato l'add-on più perverso del secolo. Un semplice oggetto che connesso al controller dell'XBOX360 insulterà al vostro posto i giocatori avversari con la semplice pressione di un tasto. Ci sono messaggi di insulti preregistrati e non manca la possibilità di registrarne di personali, per creare frasi sempre nuove e affascinanti.Questa nuova periferica per XBOX360 costerà solo $39,90

Un joypad che insulta. Vorrei baciare in fronte - of course - il genio inventore di questo splendido aggeggio. Tu premi un tasto e lui tira un cartone di insulti verso gli altri giocatori. Ma ti rendi conto?
Metti su un gioco di calcio, l'amico ti rifila una pappina da fuori area e tu, di contro, gli spiattelli un "Vaffa" di tutto rispetto. Sublime.
Ricordo quando, anni addietro, mi sollazzavo quotidianamente con lo sport (quello vero!). Durante le partite di pallavolo era oramai un obbligo, nel momento in cui gli avversavi effettuavano la battuta, emettere all'unisono, con i compagni di squadra, un sonoro pernacchio, giusto a distrarre il nemico. Nove volte su dieci il pallone andava in rete ed era punto nostro! Dodici volte su dieci, invece, scappavamo a gambe levate dagli spogliatoi inseguiti dalla squadra avversaria. Permalosi!
Tornando all'oggetto del desiderio, mi chiedo: Perchè?
Per chi ha vissuto, come me, la nascita dei videogame - sono pioniere e quindi li chiamo ancora cosi! - sarà facile comprendere questa naturale evoluzione. C'era da aspettarselo che l'avrebbero fatto.
La mia prima consolle fu Intellivision, alla tenera età di cinque o sei anni. Lì una partita di pallone era uno schermo verde con quattro linee bianche, un quadratino ancor più luminoso ed una decina di quadretti, cinque viola e cinque gialli. Come per magia, non appena ti piazzavi davanti la tv, il quadrato bianco lo vedevi come un pallone di cuoio pestato, quel verde acceso diveniva un campo d'erba sottile e ben trattatata - sentivi quasi l'odore della terra - e quei dieci quadretti fluorescenti erano due squadre pronte a scontrarsi sul campo per la vittoria della coppa del mondo. In quei pixel ci vedevi le movenze di Platini, Zico, Scirea, Conti, e tutti quelli che volevi. Si chiamava Fantasia.
Il viodeogame era solo uno stimolo per mettere in moto una miriade di neuroni che, aiutati dalle immagini e dalle situazioni pseudo-simulate, schizzavano da una parte all'altra del cervello, uscendo fuori dalla cornea o dai padiglioni auricolari.
L'evoluzione, si sa, è una gran cosa ed oggi i giochi di calcio - continuando nell'esempio - hanno una verità talmente vera che sembra falsa. L'altra sera durante una partitella in compagnia della mia arzilla moglie - desiderio di tutti, eh già, avere una donna che pretende di giocare ai videogame di pallone, vero? - ci ritroviamo nella seguente situazione: partita da giocare nello stadio della nostra squadra; siamo in vantaggio con il risultato di tre a zero. Come accade nella realtà, prendiamo a "far girare la palla" passandola da un giocatore all'altro evitando che gli avversarsi se ne impossessino e... cosa ti accade? Il pubblico virtuale prende a seguire i nostri passaggi sottolineandoli con degli "OLE'" che ci lasciano ebetitamente a bocca aperta. Continuiamo questo torello ma, disgraziatamente, un avversario controllato dal computer interrompe la nostra azione soffiandoci via il pallone. Era inevitabile: lo stesso pubblico che osannava il nostro gioco ha preso, adesso, a fischiare a più non posso nei nostri confronti, rei di non aver saputo evitare il patatrack!
Quando vent'anni addietro manovravo dei pixel a forma di Platini, il pubblico virtuale non c'era. Giocavi in un religioso silenzio - la partita era sacra - ma nella tua testa sembrava di essere al Maracanà, ti inventavi gli applausi della gente, i fischi, i cori; ricordo benissimo che riuscivo ad immaginare anche la telecronaca - novello Pizzul! - "Bruno Conti si invola sulla fascia e prepara un cross verso il centro dell'area... stacco di Van Basten... incredibile respinta, ad una mano, di Yashin!". Ora dico: Conti e Van Basten non hanno mai giocato insieme e forse neanche si sono mai incontrati in vita loro, così come Yashin era del '29 e in quel periodo avrà avuto pressapoco sessant'anni; eppure quel videogame e la mia fantasia permettevano che un tale miracolo calcistico potesse avvenire! Oggi, invece, i produttori di videogame aggiornano costantemente le squadre, ne fanno la forza del loro prodotto: "Nuovo aggiornamento stagione 2007/2008!", "Unico gioco con nomi ufficiali!". Ok, ma io voglio Yashin in porta e Conti a crossare, ecchecavolo! Così come le licenze sui telecronisti: "Nuova edizione con telecronaca di Galeazzi!".
Io la telecronaca non la voglio, almeno quella lasciatela fare alla mia immaginazione, vi prego!!!
E adesso, ciliegina sulla torta, giusto per tornare all'argomento di apertura, ti inventano il joypad che lancia insulti. Era ovvio, no? Dovevo aspettarmelo. Paghi trentanove dollari e puoi permetterti il lusso di avere un joypad che impreca, al posto tuo!
Però così non va. Dov'è il divertimento se non posso più neanche mandare a quel paese gli altri giocatori semplicemente urlandogli contro un qualsivoglia impropero, a costo zero?

Tempo: I videogames sono nati intorno gli anni '80. In vent'anni la tecnologia ha compiuto passi da gigante e raggiunto mete inimmaginabili. Chissà cosa ci verrà proposto nei decenni a venire. Bella invenzione il progresso.
Luogo: Mi ha sempre appassionato l'idea di scoprire qual'è il Luogo a cui si fa riferimento nella tanto amata frase "Vai a quel paese!" ;-)

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